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Le tappe dello Yoga: Yama e Nyama
Di Admin (del 08/03/2013 @ 10:34:25, in Yoga, linkato 4756 volte)

Un saggio illuminato conosciuto col nome di Patanjali, in un'epoca storicamente imprecisata (che secondo alcuni oscillerebbe tra il II secolo A.C. e il III o V secolo D.C.) codificò lo Yoga in un'opera unica nel suo genere: gli Yogasutra - 196 aforismi -  giunti fino a noi grazie a una ininterrotta trasmissione orale, definita col termine paramparâ, da bocca a orecchio, da Maestro a discepolo. Se sia stato davvero lui a redigere gli yoga sutra non ci è dato saperlo, secondo l'ipotesi più probabile il testo è stato rivelato da diversi maestri ispirati, che lo hanno trasmesso oralmente ai loro allievi. Poi verso l'inizio dell'era critiana il testo è stato redatto per iscritto. Aderiamo quindi alla ragionevole conclusione di T.K.V. Desikachar: sono gli aforismi di Patanjali, ma non necessariamente scritti da Patanjali.

Il significato del nome Patanjali è formato da:
Pat = discendere, cadere;
Anjali = gesto di preghiera con le mani tese a forma di coppa.

La tradizione riportata da T. Krishnamacharya, racconta che, in tempi antichi, gli esseri umani erano incapaci di comunicare efficacemente tra loro per mezzo della parola e regnava una grande confusione. Così si riunirono e pregarono Dio di venire in loro aiuto. Toccato dalla loro domanda, Dio inviò sulla terra uno dei suoi Avatar, sotto forma di un serpente. Il serpente, dopo aver rivelato la sua natura divina, insegnò all'umanità la grammatica, la medicina e lo yoga.

Negli Yogasura Patanjali enuclea dei principi, dei punti di sviluppo, e primo fra tutti comincia a strutturare la conoscenza dello yoga. Egli afferma che lo yoga si sviluppa su 8 piani o su una Sadana, un percorso, di 8 tappe. Dunque Yama e Nyama sono le prime due tappe di un percorso (Sadhana) di realizzazione che si sviluppa in 8 punti.

  • Yama: astensioni, atti da evitare,  per far si che l’individuo sviluppi se stesso.
  • Nyama: osservanze, per far si che l’individuo sviluppi se stesso.
  • Asana: posture, esercizi fisici atti a  produrre l’adattamento affinché questo sviluppo avvenga.
  • Pranayama: generalmente mal tradotto col termine controllo del respiro. Sta in realtà a significare “conosci il respiro”, “conosci il soffio”, “l’energia”, “i flussi” che vivono in te e attorno a te.
  • Prathiahara: ritorna a te, richiama i sensi.
  • Dharana: concentra te stesso, conosciti come punto centrale delle cose, come punto da cui tutto si dipana.
  • Dyana: lascia che questo punto si espanda. Dyana è la meditazione, l’espansione.
  • Samadhi: comprendi tutto in questo punto. 

 

I 5 YAMA

I 5 NYAMA

  • AHIMSA 
  • SAUCHA
  • SATYA  
  • SANTOSHA
  • ASTEYA 
  • TAPAS
  • BRAHMACHARIA  
  • SVADHYAYA
  • APARIGRAHA
  • ISHVARA-PRANIDHANA.

 

YAMA

 

 

I 5 YAMA

Interpretazione tradizionale

Senso reale

  • AHIMSA

Non violenza

(poni fine alla violenza)

  • SATYA 

Non mentire

(sii vero, conosciti come sei)

  • ASTEYA

Non rubare

(sii onesto, astieniti dal furto)

  • BRAHMACHARIA 

Non fare sesso

(non disperdere)

  • APARIGRAHA

Non attaccamento

(contentati di quel che hai)

 

 

 

AHIMSA
Il primo dei 5 Yama è generalmente tradotto col termine: non violenza. Preferiamo tradurre questo precetto senza usare il non, e intenderlo nel senso di: finisci la violenza, poni fine alla violenza, resta nella tua pace, elimina il conflitto, elimina le contrapposizioni. Ahimsa significa astensione dal nuocere, quindi innocenza, non-violenza e per estensione mansuetudine. È il fare senza nuocere.

SATYA
Significa non mentire, ma in verità intende: sii vero, sii reale, sii presente a te stesso, conosciti così come sei.Satya è veridicià, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con sé stessi),  autenticità, al di là dei ruoli e delle funzioni, delle maschere e delle convenzioni

ASTEYA
È tradotto non rubare, ma anche questa volta preferiamo evitare il non, e intendere questo precetto nel suo significato più reale. Asteya significa: sii onesto, astieniti dal furto, o meglio elimina la dispersione. Conosci la tua verità, la tua qualità. Asteyaè onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità. Tradotto in termini occidentali, non desiderare.

BRAHMACHARIA
È il termine che meglio si presta a diversi livelli interpretativi. È comunemente tradotto come non fare sesso. Crediamo tuttavia che il suo significato reale sia: elimina la dispersione nella tua vita, sii coerente, sii concreto.

APARIGRAHA
Non-attaccamento, essere liberi dalle cose inutili (non necessarie), distacco, astensione dalla bramosia del possedere. Il senso di Aparigraha è contentati di ciò che hai, dai valore a ciò che sei. Vivi totalmente ciò che sei e esprimi totalmente ciò che hai. Sii te stesso.

 

NYAMA

 

SAUCHA
Significa purezza, fai albergare in te la purezza. L’azione pura è un’azione che sposa il momento, e si manifesta nell’adattamento.

SANTOSHA
Satosha è contentezza, appagamento, felicità della mente indipendentemente da ciò che si "ha" o non si "ha". Appagamento significa vivi pienamente quel che hai. Consuma ciò che hai; consumare non nel senso di bruciare tutto, vuol dire vivilo, prendilo in te, comprendilo pienamente in te. La contentezza è la capacità di cogliere comunque e sempre l’aspetto positivo di quanto ci accade.

TAPAS
Significa frizione, calore. Alcuni lo traducono come austerità, sacrificio, ma il senso reale è: produci il calore in te, lascia che il calore si manifesti in te. Tapas è l'ascesi, l’ardore, il fervore nel lavoro, il desiderio ardente di evoluzione spirituale in relazione a qualsiasi limitazione e costrizione di sé per lottare contro i propri vizi.

 SVADHYAYA
Swa significa sé, io. Yaya significa studio.Svadhyaya è lo studio del sé, studio di te, della tua interiorità, del tuo mondo interiore. Svadhyaya tradizionalmente definisce la recitazione di testi sacri e mantra e pertanto alcuni lo rendono come “preghiera”, altri come “studio della propria tradizione”, ma è anche lo studio di se stessi, la ricerca interiore.

ISHVARA-PRANIDHANA
Riconosci il signore, o riconosci la forza che ti vive. Ishvarapranidhana è l’abbandonarsi alla divinità,  la totale dedizione al Signore, la resa al Signore di tutte le nostre azioni, sentire che tutto ciò che esiste è impregnato della Coscienza del Creatore (Ishvara), sentire che Egli è costantemente presente fuori e dentro il mio ed altri corpi ed in ogni cosa.

 

A cura di Antonio Pellecchia

www.yoghiamo.it