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Il maestro apre la porta, ma tocca all'allievo il compito di varcarla.

Maestro Zen
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 03/02/2012 @ 23:27:37, in Nada Yoga, linkato 2158 volte)


Una delle caratteristiche che rendono unico l’uomo rispetto agli altri animali è il linguaggio.
In effetti se analizziamo la fisiologia degli organi utilizzati nel linguaggio, si evidenzia che essi non sono funzionali né alla masticazione (per via della riduzione della mascella) ne’  alla respirazione (dato l’angolo retto che si crea tra il cavo orale e la faringe, che aumenta la resistenza al flusso d’aria), né alla deglutizione, né all’olfatto.
La funzione per i quali essi sembrano ottimali è la produzione del linguaggio.
In realtà la conformazione ottimale degli organi del linguaggio si forma a partire dai due anni di età, prima vi è grande difficoltà temporanea per il bambino (e definitiva per il primate) ad emettere le tre vocali  i – a – u   da molti considerato il “triangolo vocalico universale” presente in tutte le lingue umane.

I principali organismi interessati nella produzione del linguaggio sono:
-    Polmoni
-    Laringe
-    Bocca
-    Cavità nasali

Quando l’uomo parla utilizza l’aria espirata e le dà forma attraverso la voce e l’articolazione. Ne risultano delle forme particolari. Non visibili ma udibili, forme aree sonore. Queste forme tendono sempre ad assumere la stessa figura disperdendosi poi nell’aria circostante.

Osserviamo ora i polmoni.


I polmoni sono gli organi preposti allo scambio gassoso nel nostro corpo e a tale scopo si muovono in modo ritmico. Il ritmo è una componente fondamentale nella strutturazione del suono. In realtà ciò che è contenuto nel tronco soprattutto nella parte superiore, sottostà ad un ritmo, non solo nella funzione degli atti respiratori e battiti cardiaci, ma anche nella struttura:
le vertebre poggiano una sull’altra, le costole, anche il sistema bronchiale è strutturato ritmicamente.
Ma in realtà il ritmo è in ogni cosa. Un detto Sanscrito recita: “Il tono è la Madre della natura, ma il ritmo ne è il Padre.”
  
Il ritmo può essere visto come la legge del movimento, il ritmo è l’espressione stessa della vita.
Se riflettiamo l’intero organismo umano lavora ritmicamente, il respiro, il cuore, la fame, la sete….ed il rompersi di questo ritmo è chiamato malattia. Non a caso i medici durante una visita ascoltano innanzitutto il ritmo del polso insieme al movimento del torace, ecc….
Vi è una superstizione tra gli Indiani, quando qualcuno sbadiglia  uno dei presenti deve schioccare le dita o battere le mani, poiché lo sbadiglio è un’interruzione del ritmo e lo schioccare delle dita serve per riportarlo alla sua normale frequenza. Un altro esempio lo troviamo nei giovani che imparano il Corano a memoria, che muovono il capo avanti e dietro, non in segno di riverenza ma per regolare il loro ritmo cardiocircolatorio in modo da rendere la mente recettiva.
Cosi quando parliamo, la corrente espiratoria non fluisce in modo lineare, come nella respirazione abituale, ma in onde aeree che fuoriescono dalla bocca e strutturano il discorso ritmicamente. In particolare quando vengono articolate le consonanti, vengono creati degli ostacoli al flusso aereo che modificano la forma dell’aria.
Alcuni studiosi affermano che gli attuali polmoni sono il risultato della trasformazione di organi che possiamo ancora trovare nei pesci (una sorta di branchie) le vesciche natatorie che tra l’altro sono funzionali anche al movimento all’interno dell’acqua. Nella Genesi è scritto: “Il Signore Iddio soffiò il suo alito vitale nelle narici dell’uomo. E l’uomo diventò un’anima vivente”. Questo passo descrive il momento dello sviluppo dell’uomo in cui questo passa dalla respirazione branchiale a quella polmonare, e come sosteneva Steiner: con la capacità di respirare l’uomo accolse un’anima interiore….di fatto l’aria è un elemento animico e quella che respiriamo può essere vista come l’abito fisico di un’anima superiore.
Con l’inspirazione ascoltiamo il cosmo, facendo fluire nel corpo gli influssi spirituali dell’aria che danno forma al corpo. Noi non riusciamo ad udire questa lingua ma gli organi interni si.
Quando parliamo siamo noi che comunichiamo al cosmo creando delle forme con l’aria espirata.
Continua....

di Angelo Galietta
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Di Admin (del 04/02/2012 @ 13:23:38, in Nada Yoga, linkato 2175 volte)


Senza dover scomodare formule magiche pronunciate da maghi o sciamani, è semplice notare come il suono abbia  effetti concreti sul mondo intorno a noi e su noi stessi. Ad esempio ci siamo mai chiesti perché quando siamo colpiti da una improvvisa fitta di dolore l’istinto ci induce ad emettere un gemito? E’ come se quel suono servisse a lenire momentaneamente il dolore.
Ma abbiamo tanti altri esempi:
-    l’ascolto di musica new-age su di noi ha un effetto rilassante, mentre un brano sostenuto come un rock può darci la carica;
-    lo stridere di un gessetto su una lavagna può irritarci;
-    è stato osservato che se delle mucche ascoltano musica classica, queste riescono a produrre più latte;
-    i canti di guerra intonati prima delle battaglie, oggi sostituiti dalle fanfare delle bande militari, servivano per eccitare i guerrieri e tirar fuori il lato più cruento;
-    con gli ultrasuoni, dei suoni con un’altissima frequenza, è possibile cambiare la struttura di solidi (ad esempio frantumare delle pietre), e ci sono già oggi tante applicazioni di ciò nel campo della medicina, della meccanica, ecc.
-    l’ascolto di canti gregoriani mi ha aiutato a sostenere meglio il lavoro di questo lavoro di analisi e sintesi, favorendo la mia concentrazione.

Di fatto in tutti questi casi il nostro corpo o gli oggetti in torno a noi, non entrano in contatto direttamente con nulla di consistente se non il suono, eppure avvengono delle modificazioni sullo stato emotivo e fisico.


Il Suono

Tutto ebbe inizio circa 15 miliardi di anni fa, con una immane esplosione, il Big Bang, talmente violenta e fragorosa da essere ancora oggi riconoscibile nella radiazione cosmica di fondo. Tutto, insomma, ebbe inizio da un suono primordiale.
Generalmente, nel linguaggio comune, quando si parla di suono, s’intende la sensazione psicologica legata all'ascolto. Per descrivere un suono, in effetti, spesso usiamo aggettivi, come ad esempio gradevole oppure fastidioso, che sono legati alla sfera delle nostre emozioni. Ma come possiamo definire in modo più esatto e oggettivo un suono? Per rispondere a questa domanda ci conviene partire dalle origini e quindi, per prima cosa, cercare di capire da dove nasce un suono. Se facciamo un piccolo esperimento e pizzichiamo la corda di una chitarra, ci accorgiamo che, in questo caso, il suono è prodotto e nasce proprio dalla vibrazione della corda.
Per essere più precisi possiamo dire che per vibrazione si intende un movimento oscillatorio di un corpo attorno alla sua posizione di equilibrio come quello mostrato dalla figura precedente. La cosa interessante è che qualsiasi tipo di suono, non solo quello di una corda di chitarra, è prodotto proprio da un fenomeno di questo tipo in cui c'è un corpo, chiamato sorgente del suono, che vibra. Ma come riesce questa vibrazione ad arrivare fino al nostro orecchio per essere percepita? Quello che accade è che, quando un corpo vibra, la sua vibrazione si propaga nell'ambiente circostante sotto forma di un’onda di pressione, ed è proprio quest'onda che è chiamata suono. Per visualizzare questo fenomeno possiamo pensare all'onda che si genera sulla superficie dell'acqua quando agitiamo una mano nel liquido: più la vibrazione della mano è ampia e più sarà alta l'onda che si propaga nell'acqua. Allo stesso modo più è ampia l'oscillazione della corda e più sarà forte il suono che ascolteremo.
Da quello che abbiamo appena detto ne deriva che noi possiamo ascoltare un suono solo se esiste un mezzo attraverso il quale la vibrazione del corpo si può propagare e generalmente questo mezzo di propagazione è proprio l'aria che ci circonda. In realtà, però, il suono si propaga in qualsiasi tipo di mezzo, solido liquido o gassoso anche se con velocità diverse.

La percezione del suono

Per percepire quest'onda sonora l'uomo utilizza l'orecchio, un organo complesso ed estremamente sensibile. Ma non tutte le vibrazioni possono essere percepite dal nostro orecchio e infatti noi non riusciamo a sentire il suono di un fischietto per è perché la sua onda sonora ha una frequenza maggiore dell'intervallo in cui l'orecchio è sensibile. Teoricamente il nostro orecchio è in grado di ascoltare un suono solo se la sua frequenza, cioè il numero di oscillazioni, è compresa tra i 16 e i 20.000 Hertz. Ma in realtà pochissimi individui sono in grado di ascoltare in un intervallo così ampio.



Molto più spesso la massima frequenza che riusciamo ad ascoltare non è maggiore di 16.000 Hz. Ora che abbiamo stabilito l'intervallo di frequenze che possiamo ascoltare, può essere interessante cercare di capire come funziona il nostro orecchio. Per vederlo partiamo dalla porta d’ingresso, una membrana elastica e sensibile che è chiamata timpano. Il suono, o meglio l'onda di pressione che penetra nel condotto, s’infrange contro il timpano che oscilla impercettibilmente - qualche decimo di millimetro - seguendo le variazioni di pressione dell'onda sonora. Il movimento del timpano viene poi amplificato e trasferito tramite tre ossicini, che formano una specie di snodo meccanico, ad un organo chiamato coclea o chiocciola per la sua caratteristica forma a spirale. La chiocciola è l'organo più delicato e complesso del nostro apparato uditivo. Il suo compito è di convertire le vibrazioni meccaniche che giungono dagli ossicini in impulsi elettrici che saranno inviati al cervello utilizzando il nervo uditivo. Per realizzare questa conversione la chiocciola si comporta come un microscopico analizzatore spettrale contenuto nella nostra testa: il suono infatti, prima di essere inviato al cervello viene scomposto in una somma di armoniche ed è questa scomposizione armonica che noi ascoltiamo. Il modo in cui noi percepiamo i suoni quindi, oltre che dai nostri gusti musicali, dipende anche e soprattutto dal modo in cui risponde questo sofisticato sistema di conversione, dalle sue caratteristiche.

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Di Admin (del 05/02/2012 @ 12:25:30, in Nada Yoga, linkato 1671 volte)

L’universo vive di suoni e in tutti questi suoni sono presenti gli armonici. Gli armonici, conosciuti anche come ipertoni, sono un fenomeno sonoro che si verifica ogni volta che un suono viene emesso. Normalmente, ci sembra di percepire note singole quando sentiamo uno strumento musicale come un violino o un pianoforte che suonano una nota. Invece, quasi tutte le note prodotte da strumenti musicali , dalla nostra voce o da altre sorgenti sonore, non sono realmente “note pure”, ma sovrapposizioni di frequenze di note pure chiamate parziali. La più bassa di tutte è detta fondamentale. Tutte le parziali con frequenza maggiore della fondamentale sono dette ipertoni. In molti casi non riusciamo a distinguere i differenti ipertoni che stanno risuonando e che contribuiscono a ciò che definiamo il timbro di uno strumento.  Differenti strumenti suoneranno tutti gli ipertoni, ma specifici ipertoni sono più evidenti in differenti strumenti. Questi armonici dominanti sono chiamati modellanti e sono la parte dello spettro sonoro dove l’energia è maggiormente concentrata. Gli armonici sono presenti in ogni suono e sono responsabili della caratterizzazione del suono stesso, e costituiscono ad esempio la differenza tra una voce ed un’altra. Essi sono in relazione matematica tra di loro e la conoscenza di queste relazioni era alla base dell’opera architettonica della antiche scuole misteriche, infatti i templi scoperti a Roma, ad Atene e in Egitto erano tutti basati su queste proporzioni.
Da un punto di vista matematico abbiamo visto come il suono può essere rappresentato rispetto al tempo con una sinusoide, che è una funzione periodica (di periodo 2∏),  ma in realtà ha un andamento più complesso in quanto composto da diverse funzioni periodiche (gli ipertoni). Tuttavia nella fisica generalmente ci si limita a studiare solo l’andamento sinusoidale che è il risultato della combinazione di tutte le funzione periodiche che lo compongono, attraverso il Teorema di Fourier:
Qualsiasi funzione periodica di frequenza υ può essere decomposta in un solo modo nella somma di funzioni sinusoidali semplici di frequenza multipla di υ, le cui ampiezze sono univocamente determinate
Quindi ogni funzione suono complesso che abbia frequenza u può essere considerato la somma di tanti suoni sinusoidali con frequenza multipla di υ, ed ampiezza univocamente determinata. Denominiamo tali suoni sinusoidali armoniche del suono complesso, per cui possiamo dire che tutti i suoni complessi della medesima frequenza differiscono fra loro unicamente per l’ampiezza delle armoniche.


Ogni Suono contiene l’impronta della sequenza degli armonici, un codice paragonabile alla doppia elica del DNA o alla sequenza dei colori dell’arcobaleno.
Di seguito è riportata una tabella con un primi 16 armonici creati partendo dalla nota fondamentale Do (v=256 hz):


Questi sono gli armonici prodotti delle prime quattro ottave, generati dal primo Do, definito “fondamentale” e che è stato suonato da uno strumento. Tuttavia non sono tutti gli ipertoni prodotti, in teoria la serie di armonici è infinita, con ogni multiplo geometrico della fondamentale che diventa più veloce e più alto. In India la scala che nasce dalle serie armoniche delle prime quattro ottave è conosciuta come “Raga Saraswati”, dove Saraswati è il nome della Dea indiana della musica e della scienza. Naturalmente non tutti gli armonici sono udibili dall’uomo, come abbiamo visto l’intervallo percepibile dall’orecchio umano varia tra i 16 hz e i 20.000 hz anche se poi le cose possono cambiare in funzione di tanti parametri fisiologici. Ad ogni modo senza una buona consapevolezza nell’ascolto non è semplice distinguere gli armonici costituenti un suono.

di Angelo Galietta
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Di Admin (del 05/02/2012 @ 12:48:06, in Nada Yoga, linkato 1719 volte)


La fondamentale, o suono base, è la nostra memoria, il nostro centro, la stabilità. Ogni armonica rappresenta una qualità psicofisica. La difficoltà iniziale consiste nel raggiungere la coscienza armonica, cioè nell'imparare a riconoscere gli armonici, tanto interconnessi nel suono da essere difficilmente distinguibili.
La coscienza armonica consente di risvegliare le potenzialità presenti in noi. E' il cosiddetto terzo orecchio. Il cantante di armonici ha appunto il compito di sensibilizzare l'ascoltatore. Il risveglio comincia dai suoni vocalici. Molti testi esoterici - egizi ed ebraici, arabi e sanscriti, greci e latini, cinesi e giapponesi - fanno riferimento al canto di particolari serie di suoni vocalici. Al di là del profondo significato religioso, parole come Om ed Amen, Alleluia ed Allah, Elohim ed Eleison sono ricche di suoni vocalici, quindi ricche di armonici, e dunque con un grande effetto psicofisico oltre che spirituale.
Nello “Yoga Sutra", Patanjali scrive che ogni qualvolta c'è una manifestazione della coscienza, c'è una particolare vibrazione; esiste cioè corrispondenza tra il tipo di vibrazione e lo stato di coscienza in cui si trova una persona.





Molti grandi mistici del passato erano anche musicisti e molte scuole utilizzavano l’esercizio basato sui suoni e lo studio degli armonici come strumento per comprendere i fenomeni dell’universo.
La scuola fondata da Pitagora operava a tre livelli d’iniziazione. Il primo livello, quello degli “acoustici”, insegnava a riconoscere e a mettere in pratica le varie proporzioni musicali. Il secondo livello, quello dei “matematici”, approfondiva il discorso con la conoscenza dei numeri ma anche con la purificazione individuale e l’autocontrollo mentale. Prima di accedere al livello successivo era necessario che il discepolo fosse pienamente consapevole del corpo e nello spirito e delle responsabilità alle sacre informazioni che stava per ricevere. Il terzo e più alto livello d’iniziazione quello degli “electi”, portava all’apprendimento di procedimenti segreti di trasformazione fisica di guarigione con il suono e la musica.
Forse l’uso più antico degli armonici è quello della tradizione hoomi (choomig, xoomij) o canto di gola, scoperto nella regione Tuvia della Mongolia. Il suono era utilizzato per scopi di trasformazione e guarigione, comunicando con gli spiriti della natura e altri tipi di entità.
Nel linguaggio vedico del Sanscrito vi è differenza tra suoni interni ed esterni. Esiste il suono udibile chiamato “ahata”. È anche detto suono provocato ed è il risultato di una vibrazione sul piano fisico. L’altro tipo di suono è l’”anahata”, l’inudibile, ossia i suoni interni sono il risultato di una vibrazione fisica. Quasi tutti possono sentire gli “ahata”, gli “anahata”, invece, possono essere percepiti sono grazie ad avanzate pratiche di meditazione. Mi sono chiesto se gli armonici possono essere il ponte tra gli “ahata” e gli “anahata”, tra suoni prodotti e suoni non prodotti. La fondamentale potrebbe essere il suono provocato, ma gli armonici che si creano non vengono prodotti fisicamente. Forse sono il ponte tra fisico e ciò che è creato in piani più elevati.
Un celebre koan zen recita: “Puoi sentire il suono di due mani quando battono l'una contro l'altra, ma ora mostrami il suono di una sola mano"
In altre tradizioni occulte e esoteriche, armonici e suoni vocali vengono utilizzati nel corso di cerimonie e riti magici. Sono i “Nomi di Dio” e i “suoni dei chakra” che contengono quell’energia che da sempre mistifica il genere umano. Questo linguaggio permetteva agli uomini di comunicare con tutte le creature naturali e potrebbe essere il modo con cui ancora comunicano alcuni cetacei.
Anche nella religione cattolica è fatto largo uso di armonici nel canto gregoriano.

di Angelo Galietta
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Di Admin (del 05/02/2012 @ 18:23:05, in Yoga, linkato 2138 volte)
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Medici, terapisti e guru sempre più spesso consigliano tecniche di rilassamento come rimedio per distendere i nervi, problemi di pressione e traumi emotivi. Ma pochi conosco o diffondono il giusto metodo per rilassarsi.

Yoga Nidra sembra essere la risposta ciò. Sebbene sia già citato in antichi testi tantrici, esso è stato riscoperto circa 30 anni fa da Swami Satyananda Saraswati, fondatore della Bihar School of Yoga a Munger, nell'est dell'India. Egli descrive lo Yoga Nidra come un metodo sistematico per indurre il completo rilassamento fisico, mentale ed emozionale, mantenendo allo stesso tempo la consapevolezza a livelli più profondi.

Infatti la pratica è così rilassante che diventa davvero difficile restare svegli. Ma dopo ti sentirai molto più riposato di una notte di sonno e pieno di energie per affrontare i problemi quotidiani.Satyananda afferma che lo stato prolungato tra sonno e veglia, può avere benefici incredibili oltre quelli terapeutici.

Lo Yoga Nidra viene praticato in posizione distesa possibilmente Shavasana (o posizione del cadavere) ed ascoltando le parole dell'istruttore. Naturalmente si può utilizzare una delle  registrazioni già pronte che si trovano in commercio (qui puoi trovarne qualcuno) o registrarsele da soli. Nella prima parte della pratica vengono progressivamente rilassati i muscoli e portando l'attenzione velocemente a diverse parti del corpo. Questo è seguito dalla presa di consapevolezza di sensazioni di polarità opposta, come leggerezza e pesantezza, ecc.
L'ultima fase è una rapida visualizzazione di alcune immagini e simboli astratti.


Ma qual'è lo scopo di ogni fase della pratica? Dalla neurofisiologia noi sappiamo che ogni parte del corpo ha un differente centro di controllo nel cervello, curiosamente parti piccolo come le dita hanno delle vaste aree del cervello a loro dedicate. I movimenti di consapevolezzza attraverso le varie parti non solo le rilassano, ma puliscono anche le connessioni nervose col cervello.

L'alternanza di sensazioni opposte come caldo e freddo, pesantezza e leggerezza, aiutano il corpo a migliorare la capacità di recuperare equilibrio e consapevolizzare le funzioni involontarie dello stesso. La visualizzazione di simboli serve per creare delle reazioni nella nostra mente inconscia. Ma poichè non è dato abbastanza tempo alla mente conscia di reagire, si resta scollegati e l'ego diventa temporaneamente inattivo. Questa fase aiuta a risolvere conflitti interni, desideri, memorie tossiche e samskara.

In ogni sessione si può anche esprimere un sankalpa (un intento). Dovrebbe essere una breve affermazione formulata con linguaggio positivo ed al tempo presente. Per esempio potrebbe essere: "Voglio porre maggiore attenzione nei rapporti con i miei figli". Questa affermazione viene seminata profondamente nel subconscio e potrà generarei suoi frutti nel tempo.

Per approfondimenti si consiglia la lettura del seguente testo:



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Di Admin (del 05/02/2012 @ 19:49:31, in Yoga, linkato 2527 volte)


Lo yoga tantrico è una delle otto principali forme di yoga spesso chiamata Tantra Yoga o Tantrismo. Il Tantra Yoga ha due grandi correnti: il tantra della mano sinistra e il tantra delle manno destra.

Il Tantra della mano destra è in relazione a pratiche di natura sessuale, ed è quello più noto al pubblico almeno nei suoi aspetti di superfice. Il tantra della mano detra invece prevede inceve delle pratiche mentali.

Una delle traduzioni della parola Tantra è espansione oltre i limiti. Esso intressa circa 33 aree del vivere come la respirazione, il cucinare, la gestione del denaro, il matrimonio, ecc..Il sesso è solo un piccolo aspetto del tantra, comparato alla vastita degli argomenti che tratta.

Il Tantra Yoga è quindi più una disciplina segreta che un esercizio, poichè non si può imparare dai libri. Per studiarlo  sarebbe necessario entrare in contatto con un vero maestro tantrico che ha questa conoscenza.

Durante la pratica del tantra il guru siede con la mente pura, che significa è libera da desideri e pensieri impuri. Per diventare un adepto del Tantra è necessario esser dotati di fede, purezza, lealtà, distacco, coraggio, umiltà, e devozione al guru.

Molte delle posizioni del Tantra Yoga sono simili a quelle di altri stili. Tuttavia la differenza sta in cosa si "porta" nelle posture, e nella consapevolezza che si raggiunge nella pratica. La pratica del rilassamento gioca un ruolo importante nell'accedere ai benifici del Tantra. I guru guidano attraverso i movimenti insegnando a come aprirsi ad una vita più completa e realizzata.

Per approfondie l'argomento si consiglia la lettura del testo:

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Di Admin (del 05/02/2012 @ 22:54:56, in Yoga, linkato 1995 volte)


Il respiro è un processo vitale che accompagna l'uomo tutta la vita, dalla nascita alla morte. La sua funzione principale è fornire l'ossigeno a tutti gli organi e le cellule del corpo. Il tempo massimo che una persona può vivere senza ossigeno è di circa 4 minuti, infatti tutti i processi metabolici necessitano di ossigeno.
L'ossigeno è vita, una forza vitale, e l'energia che contiene viene chiamata Prana.

Il processo di controllo del Prana è chiamato Pranayama, quindi quest'ultimo è la scienza legata al controllo e alla distribuzione dell'energia all'interno del corpo.

La respirazione è il processo che consente di incamerare questa energia e rimuovere le scorie prodotte dal nostro corpo e dalla mente. Generalmente la respirazione pevedere inalazione ed esalazione dell'aria, ma il pranayama include anche la ritenzione del respiro (Kumbaka). La ritenzione può essere sia a polmoni pieni (puraka) che a polmoni vuoti (rechaka). I testi antichi sostengono che la ritenzione dell'aria incrementa il livello di prana nel corpo ed inoltre ne regolano il flusso. Così il pranayama aiuta a rimuovere vari disturbi e può rallentare il processo di invecchiamento del corpo.

La mente, composta di pensieri ed emozioni, è strettamente correlata con il respiro. Quando la mente è calma allora il respiro è regolare e lento. Se sei invece stressato il respiro è veloce e superficiale. Quando sei arrabbiato il respiro diventa veloce e forte, nella depressione è caratterizzata da sospiri, ecc.  Quindi gli stati mentali ed emozionali influenzano il respiro.

Tutti i processi e gli organi come il cuore, il cervello, gli organi digerenti, le ghiandole endocrine nel corpo hanno un ritmo. Anche oil respiro ha un ritmo specifico. Pranayama è il processo di controllo del ritmo della respirazione agendo sull'inalazione, l'esalazione e le ritenzioni.

Nella respirazione vengono usati il diaframma ed i muscoli intercostali. La respirazione diaframmatica è chiamata respirazione verticale ed è considerata un modo più efficace di inalare aria rispetto alla respirazione orizzontale che interessa solo la parte alta del torace.

Nel Pranayama si dovrebbe utilizzare il diaframma in modo efficace per inalare più ossigeno possibile senza crare uno sforzo eccessivo. Il diaframma è collegato con gli organi come il cuore, il fegato, la milza, il pancreas e lo stomaco. Un efficace movimento del diaframma ha effetti positivi sul funzionamento di questi organi.

Per approfondimenti si consiglia la lettura del testo:

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Di Admin (del 06/02/2012 @ 22:23:10, in Sciamanesimo, linkato 2793 volte)



Il Temazcal, la "casa del fuoco" è sopravvissuto fino ai giorni nostri dall'epoca pre-ispanica, nella forma di bagno salutare o come spazio di preghiera.
Originariamente era siti presso luoghi con un certo calore spirituale: montagne sacre, foreste, luoghi di potere, templi o case di guarigione. Il Temazcal è costruito con la forma di un cerchio coperto con materiali naturali, pali di legno, pelli, pietre, argilla. Per produrre il calore, vengono riscaldate delle pietre vulcaniche piazzate in un falò che generalmente è situato al lato opposto del Temazcal, e poi sono piazzate in una fossa al centro. Le dimensioni del Temazcal possono variare, in funzione della cerimonia da svolgere.

Il Temazcal rappresenta il grembo della Madre Terra dove viene ricreato il momento primordiale della nascita o della rinascita.


Il caldo umido, le erbe medicinali, l'ozonizzazione dell'atmosfera e le pietre vulcaniche incandescenti al buio, tra gli altri hanno i seguenti effetti: aiuta ad eliminare le tossine, aiuta la circolazione del sangue, purifica l'apparato digerente, guarisce i muscoli atrofizzati, pulisce le vie respiratorie, rafforza la pelle, riduce disturbi epatici, rilassa il sistema nervoso, guarisce i sintomi premestruali, riduce la dimensione delle cisti ovariche, diminuisce problemi alle ossa, aiuta a perdere peso, riposa gli occhi, invita all'introspezione e la riflessione.

Attualmente, la maggior parte dei Temazcal offrono i benefici della terapia a vapore moderna. Ma considerando che gli uomini sono i semi di Madre Terra, i temazcaleros, le guide Temazcal, sciamani e terapeuti allo stesso tempo, impiegano buona parte dei loro sforzi per condurre la pratica di questa antica terapia  di guarigione  ad un  livello di esperienza spirituale.

Per approfondire:


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Di Admin (del 07/02/2012 @ 23:03:02, in Yoga, linkato 3240 volte)


Il Trataka è un tecnica Yoga che ha l'obiettivo di sviluppare la concentrazione ed il focus mentale spesso come preludio alla meditazione. Ci sono generalmente due forme di Trataka, una esterna Bahiranga ed una interna Antaranga. Bahiranga si attua fissando un oggetto o un simbolo, Antaranga invece presuppone una visualizzazione interna dell'oggetto. Con la pratica regolare di questa tecnica è possibile sviluppare grandi capacità di concentrazione ed il risveglio di facoltà nascoste.


Tecnica
La tecnica di Trataka più semplice è la seguente:
Siediti in una posizione comoda possibilmente in una stanza buia. Piazza una candela accessa a circa 70 centimetri dal tuo viso. Distendi la colonna vertebrale rilassa il corpo e chiudi gli occhi. Sii consapevole del tuo corpo fisico.

Lascia che il tuo corpo sia immobile come una statua. Una volta trovata la posizione comoda cerca di non muovere il tuo corpo per tutta la durata della pratica. Quando sei pronto apri gli occhi e fissa la parte superiore della fiamma. Con il tempo sarai in grado di fissarla per qualche minuto senza muovere gli occhi o chiudere le palpebre. Continuta a fissare la fiamma con concentrazione totale. Tutta l'attenzione deve essere centrata sullo sguardo tralasciando il corpo. Fissa la candela finchè gli occhi diventano stanchi o si bagnano, allora chiudili e rilassali. Non muovere il corpo, ma resta consapevole dell'immagine della fiamma che resta quando chiudi gli occhi, l'impressione della luce sulla retina.

Allo stesso modo dovresti praticare il Trataka su questa immagine portandola al centro della fronte. Appena l'immagine svanisce riprendi a concentrarti sulla fiamma della candela esterna.

Il Trataka può essere praticato anche su un punto, sulla luna piena, un'ombra, una sfera di cristallo, uno shiva lingam, ecc..Chi ha una deità di riferimento o un guru può utilizzarne un'immagine. Il Trataka può anche essere praticato sul sole che sorge, sulla propria immagine nello specchio o gli occhi di un'altra persona, tuttavia in questi casi sarebbe ideale praticarlo sotto la guida di un maestro esperto.

Durata
In genere 15 o 20 minuti sono sufficienti. I sofferenti di insonnia possono praticare questa tecnica per 15 minuti prima di andare a dormire. Il miglior momento per praticare il trataka è tra le 4 e le 6 del mattino dopo le asana ed il pranayama. Lo stomaco dovrebbe essere vuoto in modo da migliorare la concentrazione. Con la pratica migliorerà la capacità di restare più a lungo con gli occhi fissi e aperti.

Benefici
Fisicamente il Trataka può correggere alcuni difetti visivi. Mentalmente migliora la stabilità dei nervi, rimuove l'insonnia e rilassa la mente stressata, sviluppa la concentrazione. Gli occhi sono la porta della mente, quando si fissano allo stesso modo la mente si fissa. Il Trataka è uno dei metodi più potenti per il controllo dei vortici mentali.
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Di Admin (del 09/02/2012 @ 19:24:49, in Yoga, linkato 5212 volte)


Certo, ti illustro la mia esperienza: sentire!

Cosa significa?

Inizio ad ascoltare, a sentire ciò che il mio corpo invia, quali segnali manda, ascolto letteralmente ciò che arriva. Mi spiego in termini semplici: cammino e sento come il piede poggia a terra, percepisco l'azione che compio in modo preciso, con la mia presenza, con tutta la mia attenzione, sono nell'azione.  Questo stare nell'azione, sia fisica di movimento che statica, di semplice percezione, ha un effetto sul mio cervello di purificazione, ovvero se sono presente a me stesso qualcosa accade.

Attenzione, consapevolezza, coscienza e conoscenza: ricordi?


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Oggi molti parlano di miracoli, di angeli, santi e demoni, ed il miracolo più importante che "ogni giorno" accade è che il mio corpo muore e rinasce, le cellule si riformano senza che io intervenga, c'è una forza interiore che  forma il mio volto ogni giorno, e lo stesso accade alla mia pelle ed ai miei organi, fisici, concreti, reali.

C'è un'essenza che sa cosa fare, io sto da un'altra parte!

Quando sono nell'azione qualcosa fiorisce, in termini che puoi sentire imparando ad essere presente a te stesso: yoga significa unione, ma unione di cosa?

Cosa si unisce?

Unione degli opposti?

Unione dell'anima individuale con l'anima universale?

Unione dell'umano col divino?

Stiamo lavorando con il Senza Nome, il Senza Forma: in passato tutte le tradizioni hanno dato un loro colore a questa ricerca, l'Uno, la Luce, la Monade, Ain sof, Yahweh, e via dicendo... ed alla fine tutte erano lì, vicine ad individuare una forza, un'essenza che non può essere definita se non per comodità. La fisica quantistica conferma tali eventi, così come da Tolomeo a Copernico l'uomo ha cercato di capire ciò che accade e perchè, e nell'universo e dentro di sé. 

Siamo una macchina biologica perfetta, un laboratorio chimico meraviglioso: possiamo rendercene conto vivendo in questa vita in modo presente, da svegli e non dormienti,  e per essere sveglio investo energia che recupero dal superfluo, poi l'indirizzo dove c'è passione, gioia di vivere, amore. L'essere svegli è un concetto altrettanto comune ad ogni tradizione: il Cristo dice alle vergini di stare sveglie, di tenere la lampada accesa perchè non sanno quando lo sposo verrà! Svegli, attenti, vigili a  se stessi in ogni momento!

Il Buddha si "risveglia"! E' illuminato.

 Certo posso meditare un quarto d'ora, con gli occhi chiusi mi faccio un bel film: non sono presente a me stesso, non sono consapevole di ciò che accade nel mio corpo;

per cui inizio dalle “banalità”, ho fame, ho sonno, sento la fame, sento la sete, gusto l'acqua che bevo, la gusto sulle labbra, sulla lingua, sotto il palato, ai lati interni delle guance e poi giù fresca che scende nello stomaco... posso realmente meditare in ogni momento: meditare è compiere un'azione precisa dentro di me, nel mio mezzo, nel mio centro ci sono, sono presente, sono lì stabile, e costruisco quello che in quarta via viene definito un "centro di gravità permanente" dove inizia a formarsi qualcosa di diverso, dove il piccolo "io" inizia a farsi da parte, dove sento qualcosa di intimo, di profondo.

Cambio lo sguardo e osservo quali pensieri e quali azioni giungono spontanei nella giornata, e aspetto senza giudicarmi, senza chiedermi nulla.

L'inaspettato, l'imprevisto sono il lievito dell'esistenza, un lievito che possiamo coltivare dando spazio alla creatività, mettendo in campo soluzioni nuove, accendendo l'intuizione, in un batter di ciglia…

Per approfondire:

 

La macchina biologica umana. La trasformazione dell'essere umano

Gold E. J.

 


di Licio Proclo

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