\\ Home Page Blog : Articolo : Stampa
Nada Yoga - Anatomia del Suono
Di Admin (del 04/02/2012 @ 13:23:38, in Nada Yoga, linkato 2173 volte)


Senza dover scomodare formule magiche pronunciate da maghi o sciamani, è semplice notare come il suono abbia  effetti concreti sul mondo intorno a noi e su noi stessi. Ad esempio ci siamo mai chiesti perché quando siamo colpiti da una improvvisa fitta di dolore l’istinto ci induce ad emettere un gemito? E’ come se quel suono servisse a lenire momentaneamente il dolore.
Ma abbiamo tanti altri esempi:
-    l’ascolto di musica new-age su di noi ha un effetto rilassante, mentre un brano sostenuto come un rock può darci la carica;
-    lo stridere di un gessetto su una lavagna può irritarci;
-    è stato osservato che se delle mucche ascoltano musica classica, queste riescono a produrre più latte;
-    i canti di guerra intonati prima delle battaglie, oggi sostituiti dalle fanfare delle bande militari, servivano per eccitare i guerrieri e tirar fuori il lato più cruento;
-    con gli ultrasuoni, dei suoni con un’altissima frequenza, è possibile cambiare la struttura di solidi (ad esempio frantumare delle pietre), e ci sono già oggi tante applicazioni di ciò nel campo della medicina, della meccanica, ecc.
-    l’ascolto di canti gregoriani mi ha aiutato a sostenere meglio il lavoro di questo lavoro di analisi e sintesi, favorendo la mia concentrazione.

Di fatto in tutti questi casi il nostro corpo o gli oggetti in torno a noi, non entrano in contatto direttamente con nulla di consistente se non il suono, eppure avvengono delle modificazioni sullo stato emotivo e fisico.


Il Suono

Tutto ebbe inizio circa 15 miliardi di anni fa, con una immane esplosione, il Big Bang, talmente violenta e fragorosa da essere ancora oggi riconoscibile nella radiazione cosmica di fondo. Tutto, insomma, ebbe inizio da un suono primordiale.
Generalmente, nel linguaggio comune, quando si parla di suono, s’intende la sensazione psicologica legata all'ascolto. Per descrivere un suono, in effetti, spesso usiamo aggettivi, come ad esempio gradevole oppure fastidioso, che sono legati alla sfera delle nostre emozioni. Ma come possiamo definire in modo più esatto e oggettivo un suono? Per rispondere a questa domanda ci conviene partire dalle origini e quindi, per prima cosa, cercare di capire da dove nasce un suono. Se facciamo un piccolo esperimento e pizzichiamo la corda di una chitarra, ci accorgiamo che, in questo caso, il suono è prodotto e nasce proprio dalla vibrazione della corda.
Per essere più precisi possiamo dire che per vibrazione si intende un movimento oscillatorio di un corpo attorno alla sua posizione di equilibrio come quello mostrato dalla figura precedente. La cosa interessante è che qualsiasi tipo di suono, non solo quello di una corda di chitarra, è prodotto proprio da un fenomeno di questo tipo in cui c'è un corpo, chiamato sorgente del suono, che vibra. Ma come riesce questa vibrazione ad arrivare fino al nostro orecchio per essere percepita? Quello che accade è che, quando un corpo vibra, la sua vibrazione si propaga nell'ambiente circostante sotto forma di un’onda di pressione, ed è proprio quest'onda che è chiamata suono. Per visualizzare questo fenomeno possiamo pensare all'onda che si genera sulla superficie dell'acqua quando agitiamo una mano nel liquido: più la vibrazione della mano è ampia e più sarà alta l'onda che si propaga nell'acqua. Allo stesso modo più è ampia l'oscillazione della corda e più sarà forte il suono che ascolteremo.
Da quello che abbiamo appena detto ne deriva che noi possiamo ascoltare un suono solo se esiste un mezzo attraverso il quale la vibrazione del corpo si può propagare e generalmente questo mezzo di propagazione è proprio l'aria che ci circonda. In realtà, però, il suono si propaga in qualsiasi tipo di mezzo, solido liquido o gassoso anche se con velocità diverse.

La percezione del suono

Per percepire quest'onda sonora l'uomo utilizza l'orecchio, un organo complesso ed estremamente sensibile. Ma non tutte le vibrazioni possono essere percepite dal nostro orecchio e infatti noi non riusciamo a sentire il suono di un fischietto per è perché la sua onda sonora ha una frequenza maggiore dell'intervallo in cui l'orecchio è sensibile. Teoricamente il nostro orecchio è in grado di ascoltare un suono solo se la sua frequenza, cioè il numero di oscillazioni, è compresa tra i 16 e i 20.000 Hertz. Ma in realtà pochissimi individui sono in grado di ascoltare in un intervallo così ampio.



Molto più spesso la massima frequenza che riusciamo ad ascoltare non è maggiore di 16.000 Hz. Ora che abbiamo stabilito l'intervallo di frequenze che possiamo ascoltare, può essere interessante cercare di capire come funziona il nostro orecchio. Per vederlo partiamo dalla porta d’ingresso, una membrana elastica e sensibile che è chiamata timpano. Il suono, o meglio l'onda di pressione che penetra nel condotto, s’infrange contro il timpano che oscilla impercettibilmente - qualche decimo di millimetro - seguendo le variazioni di pressione dell'onda sonora. Il movimento del timpano viene poi amplificato e trasferito tramite tre ossicini, che formano una specie di snodo meccanico, ad un organo chiamato coclea o chiocciola per la sua caratteristica forma a spirale. La chiocciola è l'organo più delicato e complesso del nostro apparato uditivo. Il suo compito è di convertire le vibrazioni meccaniche che giungono dagli ossicini in impulsi elettrici che saranno inviati al cervello utilizzando il nervo uditivo. Per realizzare questa conversione la chiocciola si comporta come un microscopico analizzatore spettrale contenuto nella nostra testa: il suono infatti, prima di essere inviato al cervello viene scomposto in una somma di armoniche ed è questa scomposizione armonica che noi ascoltiamo. Il modo in cui noi percepiamo i suoni quindi, oltre che dai nostri gusti musicali, dipende anche e soprattutto dal modo in cui risponde questo sofisticato sistema di conversione, dalle sue caratteristiche.