Il metodo del coaching è in generale definito come “metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo e di un’organizzazione, chi si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo di potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento/cambiamento autdeterminati e realizzati attraverso un piano d’azione”.
Nello specifico l'Health Coaching (cioè coaching della salute) è un processo che facilita un percorso di salute, un’attitudine al comportamento sostenibile, attraverso una “sfida” che invita la persona ad ascoltare la propria saggezza interiore, identificare i valori trasformando i suoi obiettivi in azioni concrete.
L’health coaching rientra nell’ambito del life coaching insieme allo Wellness Coaching ed è un metodo attraverso il quale il coach aiuta il coachee (così viene definito il cliente) ad affrontare il suo percorso di cura e/o di guarigione attraverso l’ascolto e la presa di coscienza dei propri bisogni e dei propri obiettivi di salute. L’health coach è un professionista che si occupa di accompagnare e sostenere la persona nel suo percorso di “guarigione” e di consapevolezza, dallo stato di malattia-malessere, allo stato desiderato di risoluzione del conflitto o della causa sintomatica, ovviamente il tutto in conformità alle leggi biologiche che ne regolano l’esistenza.
L’health coaching nasce negli anni ’90 come metodo di cura e sostegno degli alcolisti anonimi e il National Insititute on Alcohol Abuse and Alcoholism lo riconosce come strumento efficace e tempestivo nel raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Generalmente in Italia l’Health Coaching viene utilizzato per promuovere benessere e salute: un corretto stile di alimentazione, un valido uso dello sport, il raggiungimento di obiettivi di dimagrimento, ecc ecc.
L’Health Coaching però può essere utilizzato non solo nelle condizioni di salute, ma anche laddove esiste la malattia per sostenere la persona nel suo lungo percorso di cura.
In questo caso, l’obiettivo del coaching è quello di accompagnare il coachee avvicinandosi a questo come un “educatore sanitario” che aiuta ad apprendere e raggiungere i propri obiettivi di salute.
In un approccio classico, malattia e malessere sono appresi in laboratorio e la persona coinvolta diventa un osservatore di quanto sta accadendo, subendo passivamente le terapie farmacologiche e perdendo di vista se stessa.
La persona diventa il suo stesso sintomo: non esiste più se non in funzione di quel sintomo.
L’Health Coaching non può eliminare i sintomi ne rimuovere la malattia, ma questa può essere delimitata in modo che non sia l’unico evento riguardante la persona.
Il coachee è messo al centro e torna ad essere il protagonista del suo percorso per quanto triste e difficile questo possa essere.
La persona che soffre non è più solo il suo sintomo, ma è anche tutti i disagi, dolori ed emozioni che prova.
Non viene considerato solo il suo corpo e le sue vicissitudini, ma anche gli obiettivi, le abilità e le competenze che può apprendere e mettere in campo al fine di condurre una battaglia più consapevole e partecipe.
Il malato diventa il coachee che può compartecipare attivamente al suo processo di guarigione e cura.
Come può il coaching aiutare il malato in questo percorso?
Il coaching interviene sostenendo il coachee nella scelta di compartecipare al suo percorso di cura e guarigione non solo attraverso la terapia farmacologia, ma anche attraverso la scoperta, la conoscenza e l’uso delle potenzialità, dei talenti e delle virtù che lo potranno aiutare nell’affrontare la patologia.
Aiutare la persona a far leva sulle sue potenzialità, non solo la aiuta a ritrovare la fiducia in se stessa, ma conferma il fatto che un approccio “resiliente” può influenzare l’esito delle cure nelle malattie croniche, in quelle gravi e debilitanti.
L’Health Coaching si basa su teorie e strumenti scientifici quali, ad esempio:
· la psicologia positiva di Seligman;
· l’autoefficacia e lo “human agency” di Bandura;
· la logoterapia e la profonda ricerca di senso di Victor Frankl;
· il concetto di resilienza ossia la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici e riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.
Gli obiettivi che l'health coaching si pone sono generalmente i seguenti:
- favorire un processo di maggiore conoscenza di sé e del percorso che si sta intraprendendo;
- favorire on locus of control interno al fine di percepire e sperimentare maggiore possibilità di scelta e controllo;
- prendere contatto con tutte le risorse e competenze che naturalmente si hanno a disposizione per potenziare la propria efficacia nella gestione dello stato di malessere e di cura;
- recupero/miglioramento della cura di sé in tutti i suoi aspetti (la forma fisica, le abitudini alimentari, ecc ecc);
- potenziare un locus of control interno.
Un approccio di health coaching può essere efficace nel gestire una grande varietà di problematiche relative alla salute, incluse:
· la gestione delle condizioni di salute a lungo termine
· la gestione delle patologie croniche
· il cambiamento nei comportamenti e nello stile di vita
· l’incremento della capacità di seguire le indicazioni mediche
· l’assistenza nel corso del recupero e della riabilitazione
· il supporto alla gestione del dolore
· l’incoraggiamento allo sviluppo di competenze procedurali e funzionali
Chi si trova in situazioni difficili, ha bisogno di essere ascoltato: da chi ha vicino, da chi lo cura, da chi sta decidendo per lui.
Il coaching è un metodo in cui le persone coinvolte si trovano in una posizione simmetrica, in cui l’uno ha completa fiducia nell’altro.
L’Health Coaching non ha la pretesa di guarire, ma può incidere sul percorso della malattia aiutando i pazienti a fare la differenza, ad introdurre il concetto di “salute attiva”.
Spesso accade che le nostre potenzialità rimangano nascoste o poco utilizzate.
L’Health Coach può aiutare a riscoprirle anche quando tutto sembra perduto…
DOTT.SSA ELENA GADALDI
PSICOLOGA
LIFE AND WELLNESS COACH
]]>"Nessua goccia del tuo sangue sfugge all'azione della forza gravitazionale"
L’uomo trascorre la maggior parte della sua giornata in posizione verticale; la forza di gravità attrae la sua corrente sanguigna, gli organi interni, l’energia, la coscienza. I risultati sono evidenti: vene varicose, disturbi alle gambe e ai piedi, tossine nell’addome e nei genitali, un generale abbassamento degli organi viscerali, e persino dei muscoli facciali, una senso di pesantezza in tutto il corpo che si accentua quando il vigore della giovinezza cede il passo all’età matura. Gli organi che si trovano al di sopra del cuore, come il cervello ad esempio, pure soffrono dello stesso problema.
È ovvio che questa spinta verso il basso lavora in direzione opposta a quella che lo yogi vuole ottenere, cioè l’elevazione dell’energia e della coscienza. Egli, per mezzo delle posizioni rovesciate, si libera dalle catene di questa forza e la utilizza a suo vantaggio, così ristabilendo l’equilibrio.
L’utilizzo sistematico della forza di gravità per influenzare la circolazione sanguigna è un elemento esenziale delle asana. Le asana hanno come effetto o scopo quello di far affluire sangue verso certe parti del corpo, in genere zone che hanno un urgente bisogno di irrigazione sanguigna supplementare o, al contrario, di farlo defluire da altre zone. Ogni posizione modifica l’andamento della circolazione del sangue per gravitazione, di conseguenza, durante una prolungata immobilità, l’insieme della massa sanguigna si adatta alla situazione particolare del corpo. L’azione della forza di gravità agisce in maniera dolce, continua, uniforme, senza richiedere altro sforzo da parte dell’allievo se non quello della resa. Per la posizione sulla testa ciò risulta evidente, ma questo è anche il caso di tutte le altre asana. Ogni asana condiziona così la circolazione in un suo modo particolare, e ciò in gran parte grazie all’immobilità, che permette alla forza di gravità di esercitare una sua azione: infatti il sangue tende ad accumularsi nelle parti basse del corpo.
Le posizioni capovolte rinvigoriscono tutto l’organismo, attivano zone impigrite, stimolano la circolazione e tonificano il sistema endocrino. Il sangue e la linfa accumulati negli arti inferiori e nell’addome, sono fatti defluire verso il cuore, poi fatti circolare verso i polmoni, purificati e rimessi in circolo verso tutte le parti del corpo. Il respiro diviene lento e profondo, portando al massimo lo scambio tra anidride carbonica e ossigeno e favorendo, in genere, una corretta respirazione diaframmatica. La circolazione venosa di ritorno viene accelerata e ciò condiziona il buon funzionamento del cuore, che può rimettere nella circolazione arteriosa soltanto il sangue che affluisce dal circuito venoso. Le posizioni capovolte fanno confluire un maggior volume di sangue arterioso fresco e ben ossigenato al capo e cioè verso i principali organi dei sensi (occhi, orecchie, ecc.) e verso il cervello. Inoltre, i movimenti ritmici del diaframma massaggiano gli organi addominali in modo efficace e nello stesso tempo dolce e possente. La respirazione addominale diviene sempre più ampia, dolce e ritmica, anche nelle persone molto tese. È doveroso menzionare l’azione decongestionante di tale respirazione sul plesso solare, cervello addominale vegetativo. Esso è il plesso dell’ansietà sul quale si esplica l’effetto calmante, riposante della respirazione addominale.
L’esercizio quotidiano delle posizioni rovesciate riduce le vene varicose, le emorroidi, gli esagerati desideri sessuali, l’abbassamento addominale, la fatica, il senso di pesantezza. Stimola il cervello e tutti gli organi situati nella parte alta del corpo, rinfresca l’epidermide e le conferisce un aspetto giovanile, rinforza la memoria, favorisce la concentrazione e aumenta la nostra consapevolezza.
Si astengano dal praticare asana capovolte le persone che soffrono di disturbi cardiaci, pressione alta, patologie alla colonna vertebrale, ipertensione, diabete, stipsi cronica, disturbi oculari, otopatie.
Non praticate nessuna asana capovolta se vi sono gas o fermentazioni intestinali, se il sangue è eccessivamente impuro (per evitare che le tossine vadano al cervello), durante le mestruazioni (per evitare che il sangue entri nelle tube di Falloppio), o nell’ultimo periodo di gravidanza.
Si astengano dal praticare Sirshasana o kapalasana le persone in soprappeso e quelle con il collo debole, tutti coloro i quali soffrono di ernie cervicali, o di un’eccessiva cifosi o anche solo di un pronunciato urlo represso; insomma se vi risulta difficile allineare le vertebre cervicali a quelle dorsali è fortemente sconsigliabile praticare posizioni sulla testa. Considerate che ogni posizione in cui il capo si trova al di sotto del bacino può essere considerata una posizione capovolta. Dunque perché rischiare le preziose vertebre cervicali gravandole di un peso eccessivo o forzandole in una posizione scorretta? Evitate inutili esibizionismi, siate saggi ed eseguite semplicemente il cane a testa in giù. Infine ricordatevi di togliere le lenti a contatto.
A cura di
Un saggio illuminato conosciuto col nome di Patanjali, in un'epoca storicamente imprecisata (che secondo alcuni oscillerebbe tra il II secolo A.C. e il III o V secolo D.C.) codificò lo Yoga in un'opera unica nel suo genere: gli Yogasutra - 196 aforismi - giunti fino a noi grazie a una ininterrotta trasmissione orale, definita col termine paramparâ, da bocca a orecchio, da Maestro a discepolo. Se sia stato davvero lui a redigere gli yoga sutra non ci è dato saperlo, secondo l'ipotesi più probabile il testo è stato rivelato da diversi maestri ispirati, che lo hanno trasmesso oralmente ai loro allievi. Poi verso l'inizio dell'era critiana il testo è stato redatto per iscritto. Aderiamo quindi alla ragionevole conclusione di T.K.V. Desikachar: sono gli aforismi di Patanjali, ma non necessariamente scritti da Patanjali.
Il significato del nome Patanjali è formato da:
Pat = discendere, cadere;
Anjali = gesto di preghiera con le mani tese a forma di coppa.
La tradizione riportata da T. Krishnamacharya, racconta che, in tempi antichi, gli esseri umani erano incapaci di comunicare efficacemente tra loro per mezzo della parola e regnava una grande confusione. Così si riunirono e pregarono Dio di venire in loro aiuto. Toccato dalla loro domanda, Dio inviò sulla terra uno dei suoi Avatar, sotto forma di un serpente. Il serpente, dopo aver rivelato la sua natura divina, insegnò all'umanità la grammatica, la medicina e lo yoga.
Negli Yogasura Patanjali enuclea dei principi, dei punti di sviluppo, e primo fra tutti comincia a strutturare la conoscenza dello yoga. Egli afferma che lo yoga si sviluppa su 8 piani o su una Sadana, un percorso, di 8 tappe. Dunque Yama e Nyama sono le prime due tappe di un percorso (Sadhana) di realizzazione che si sviluppa in 8 punti.
I 5 YAMA |
I 5 NYAMA |
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YAMA
I 5 YAMA |
Interpretazione tradizionale |
Senso reale |
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Non violenza |
(poni fine alla violenza) |
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Non mentire |
(sii vero, conosciti come sei) |
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Non rubare |
(sii onesto, astieniti dal furto) |
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Non fare sesso |
(non disperdere) |
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Non attaccamento |
(contentati di quel che hai) |
AHIMSA
Il primo dei 5 Yama è generalmente tradotto col termine: non violenza. Preferiamo tradurre questo precetto senza usare il non, e intenderlo nel senso di: finisci la violenza, poni fine alla violenza, resta nella tua pace, elimina il conflitto, elimina le contrapposizioni. Ahimsa significa astensione dal nuocere, quindi innocenza, non-violenza e per estensione mansuetudine. È il fare senza nuocere.
SATYA
Significa non mentire, ma in verità intende: sii vero, sii reale, sii presente a te stesso, conosciti così come sei.Satya è veridicià, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con sé stessi), autenticità, al di là dei ruoli e delle funzioni, delle maschere e delle convenzioni
ASTEYA
È tradotto non rubare, ma anche questa volta preferiamo evitare il non, e intendere questo precetto nel suo significato più reale. Asteya significa: sii onesto, astieniti dal furto, o meglio elimina la dispersione. Conosci la tua verità, la tua qualità. Asteyaè onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità. Tradotto in termini occidentali, non desiderare.
BRAHMACHARIA
È il termine che meglio si presta a diversi livelli interpretativi. È comunemente tradotto come non fare sesso. Crediamo tuttavia che il suo significato reale sia: elimina la dispersione nella tua vita, sii coerente, sii concreto.
APARIGRAHA
Non-attaccamento, essere liberi dalle cose inutili (non necessarie), distacco, astensione dalla bramosia del possedere. Il senso di Aparigraha è contentati di ciò che hai, dai valore a ciò che sei. Vivi totalmente ciò che sei e esprimi totalmente ciò che hai. Sii te stesso.
NYAMA
SAUCHA
Significa purezza, fai albergare in te la purezza. L’azione pura è un’azione che sposa il momento, e si manifesta nell’adattamento.
SANTOSHA
Satosha è contentezza, appagamento, felicità della mente indipendentemente da ciò che si "ha" o non si "ha". Appagamento significa vivi pienamente quel che hai. Consuma ciò che hai; consumare non nel senso di bruciare tutto, vuol dire vivilo, prendilo in te, comprendilo pienamente in te. La contentezza è la capacità di cogliere comunque e sempre l’aspetto positivo di quanto ci accade.
TAPAS
Significa frizione, calore. Alcuni lo traducono come austerità, sacrificio, ma il senso reale è: produci il calore in te, lascia che il calore si manifesti in te. Tapas è l'ascesi, l’ardore, il fervore nel lavoro, il desiderio ardente di evoluzione spirituale in relazione a qualsiasi limitazione e costrizione di sé per lottare contro i propri vizi.
SVADHYAYA
Swa significa sé, io. Yaya significa studio.Svadhyaya è lo studio del sé, studio di te, della tua interiorità, del tuo mondo interiore. Svadhyaya tradizionalmente definisce la recitazione di testi sacri e mantra e pertanto alcuni lo rendono come “preghiera”, altri come “studio della propria tradizione”, ma è anche lo studio di se stessi, la ricerca interiore.
ISHVARA-PRANIDHANA
Riconosci il signore, o riconosci la forza che ti vive. Ishvarapranidhana è l’abbandonarsi alla divinità, la totale dedizione al Signore, la resa al Signore di tutte le nostre azioni, sentire che tutto ciò che esiste è impregnato della Coscienza del Creatore (Ishvara), sentire che Egli è costantemente presente fuori e dentro il mio ed altri corpi ed in ogni cosa.
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Qi gong significa "lavoro sull'energia vitale" e consiste in una serie di esercizi e di tecniche il cui fine è quello di operare un'azione di equilibrio dell'intero organismo.
L’arte sacra del Qi Gong cinese è conosciuta da tempi remoti, basti pensare che il grande Imperatore Giallo (Huang Di), ne faceva spesso riferimento per spiegare in che modo numerosi saggi riuscivano a raggiungere età notevoli restando in piena forma. In una tomba scoperta nei pressi di Ma Wang, risalente al 200 a.C. circa, è stato rinvenuto un rotolo di seta su cui erano ricamati più di quaranta figure umane in posture differenti, accompagnati da relative spiegazioni.
Da questi dati, si può desumere che già due secoli prima della venuta del Cristo, esistevano tecniche ed esercizi complessi sviluppati ed elaborati con grande acume, avente come obiettivo quello di preservare la salute e di accrescere l'energia vitale.
Questi metodiche sono giunte in occidente nel XVIII secolo grazie ai Gesuiti, che facendo conoscere la civiltà cinese e i loro costumi hanno anche rivelato gli aspetti su cui si basa la Medicina Tradizionale Cinese.
Gli esercizi del Qi Gong cinese sono molto numerosi e variano a seconda dell'obiettivo perseguito da chi li pratica. Si può aderire alla disciplina del Qi gong per:
L'insegnamento del Qi Gong si è sviluppato sotto molteplici forme, a seconda delle scuole, di cui alcune sono molto conosciute, come quella del tempio della Nuvola Bianca (Báiyúnguān) di Pechino oppure come quella del Tempio di Shàolín. Esistono anche scuole molto segrete di Qi Gong dove vengono insegnate a pochi allievi tecniche molto rare.
Il Qi gong può essere suddiviso in due tipologie principali:
Il Qi Gong esterno è destinato soprattutto ad aumentare le capacità fisiche ed è usato come complemento di altre tecniche di arti marziali.
Il Qi Gong interno potenzia il sistema immunitario, purifica gli organi, migliora la circolazione sanguigna e linfatica. In breve, si occupa di sanare le patologie e di conservare la salute. Inoltre, a coloro che praticano con regolarità, la pratica del Qi Gong permette di accedere ad uno stato di coscienza fuori dal comune.
La pratica del Qi Gong medico ha come obiettivo quello di conservare, regolare e migliorare il funzionamento energetico dei cinque organi pieni (zang): Cuore , Polmoni, Reni, Milza-Pancreas, Fegato e dei cinque visceri cavi (fu): Intestino crasso, Stomaco, Intestino tenue, Vescica, Cistifellea.
Il tipo di pratica che si effettua per conseguire ciò assume forme molteplici a seconda dell’indole del maestro e della filosofia della scuola .
Tutte le pratiche, comunque, posseggono tre elementi in comune:
TIAO SHEN: il Rilassamento corporeo riguarda il raggiungimento di uno stato di quiete profonda delle membra. Coincide col concetto di antistress, di benessere e di scarico delle tensioni di cui si parla tanto in occidente. Muscoli, tendini, nervi, vasi, sanguigni, sono tutte componenti che beneficiano vistosamente da questa tecnica basilare. Se non si acquista questa qualità di base, non vi è possibilità di proseguire con risultati tangibili nel cammino interiore.
TIAO XI: l'azione cosciente che esercitiamo sulla respirazione è utilizzata nel Qi Gong per influenzare l'attività fisiologica dell'organismo. Ad esempio, l'attenzione portata alla regolarizzazione e al prolungamento del respiro ha effetti calmanti su tutto il sistema nervoso.
TIAO XIN: il controllo della mente è l'elemento più importante dei tre Tiao. Una delle componenti essenziali è la concentrazione, grazie alla quale si giunge ad ottenere un'azione sull'attività fisiologica. Quando diventeremo capaci di non essere più rapiti dai pensieri, potremo lasciarli scorrere come una corrente oppure bloccarli. Punto d'arrivo è il silenzio.
Quando la mente è calma il Qi circola correttamente. Il praticante raggiunge lo stato di pace interiore, di quiete, di distacco dal mondo esterno. Questo è ciò che viene chiamato lo "stato di Qi Gong".
Praticando questa disciplina con regolarità si riuscirà a sentire la circolazione del Qi (sensazione di pizzicore, di calore o di gonfiore) e a guidarla nelle parti bisognose.
Concludo, ricordando a chi trascura il proprio corpo: “Non aspettare di aver sete per scavare un pozzo”.
Vincenzo Adinolfi
L'estate è il periodo di maggior apertura, di maggior comunicazione e disponibilità. Siamo nel pieno dell'energia, dunque è il momento adatto per ringiovanire e dimagrire.
Ecco un paio di chicche utili per l’estate…
ELICRISO: in estratto oleoso è utile per applicazioni in caso di eritemi solari o come decongestionante per pelli irritate in generale.
BURRO DI KARITE': grazie alla sua untuosità idrata la pelle molto secca, anche in seguito o durante le esposizioni al sole unitamente alla crema solare protettiva.
MENTA: 2/3 gocce (non di più) del suo olio essenziale nella vasca da bagno allevia i "bollori" dell'estate svolgendo un'azione rinfrescante sulla pelle e donando subito sollievo a causa del caldo.Non solo, l'effetto raffreddante viene esercitato anche sulla mente rendendola di nuovo leggera e sveglia. Non usare esternamente perchè può procurare irritazioni cutanee.
...dicevo che l'estate è il momento di maggior splendore per la natura. Tuttavia si può andare in contro ad alcuni pericoli, sintomi che in particolar modo in questa stagione si acuiscono,come labilità neurovegetative e le difficoltà circolatorie. Si consiglia dunque:
X RIALZARE I TONI DELL'UMORE
MELISSA
Possiede una straordinaria qualità tonico-sedativa; agisce sulla muscolatura uterina e su quella viscerale in genere, il che la rendepreziosa nelle turbe emotive, nelle crisi d'ansia,insonnia, nei disturbi genitali psicogeni (come nei dolori mestruali), nelle nevralgie ed emicranie. Conosciuta per le sue proprietà calmanti ed antidepressive, è la panacea delle funzioni "femminili" tanto nella donna quanto nell'uomo. Può calmare i vomiti nervosi della gravidanza. Il vino di melissa è utile per dare vigore e ricostruire le forze a persone stanche e anziane.
MODO D'USO: Si può utilizzare come droga contusa in infusione (TISANA), come polvere, in estratto fluido, in estratto secco, in tintura madre, in olio essenziale.
CAMOMILLA
La sua azione principale è quella antispasmodica, che la rende utile negli spasmi soprattutto dell'apparato digerente dove esercita un effettostimolante della digestione. L'azione sedativa è blanda anzi, ad alta concentrazione può svolgere un'azione contraria. Antinevralgica e antidolorifica, è usata per irrigazione, lavaggi, nebulizzazioni. Usata come suffumigio in acqua bollente pulisce delicatamente la pelle. Utilizzo classico è quello oftalmico: per impacchi su occhi stanchi e arrossati.
MODO D'USO: Infuso di un cucchiaio di fiori per tazza per 5min. Va ricordato che una concentrazione elevata o una macerazione lunga possono avere un'azione eccitante sul sistema nervoso disturbando il sonno. Si trova anche sotto forma di estratto fluido, tintura, olio essenziale per uso esterno.
IPERICO
Possiede proprietà antidepressive,in questo senso giova nei disturbi di natura psicovegetativa, nei malumori di tipo depressivo,nell'ansia e nell'agitazione, per chi ha paura del buio, di aggressione psichiche o per chi è ipersensibile alla luce e ai colori. Usato anche comeantidolorifico (nei fenomeni artrosici, artritici, gottosi e traumatici) e antinfiammatorio, in particolare delle vie urinarie, possiede inoltre proprietà antisettiche, vermifughe, balsamiche e pettorali. Si usa per arrestare l'incontinenza urinaria dei ragazzi e nelle mialgie (dolori muscolari), nelle ustionidi primo grado e nelle piaghe da decubito.
MODO D'USO : Infuso di un cucchiaio di droga in una tazza d'acqua , in estratto o tintura. Esternamente sotto forma di olio contro le scottature.
RIATTIVARE LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA
ORTICA
Le foglie sono utili per pulire il sangue e favorire una buona circolazione; depurano la pelle nei casi di dermatiti ed eczemi. Favoriscono la produzione di latte e la diuresi nelle infiammazioni delle vie urinarie. Le radici sono invece indicate per i disturbi della prostata e, utilizzate per uso topico, come tonici del cuoio capelluto (rinforzano i capelli).
MODO D'USO: Foglie: in infuso o decotto. Semi: si mescolano con farina e zucchero in parti uguali preparando dei biscotti da dare ai bimbi dopo cena contro l'enuresi notturna.
MIRTILLO
Le sue proprietà astringenti lo rendono efficace in caso di fragilità capillare ed alterata permeabilità capillare. Ottimo come protettore della retina: agisce sugli enzimi retinici aumentando l'acuità visiva notturna. Inoltre il carotene dà al cristallino la possibilità di adattarsi ai passaggi luce/buio. Utile anche nelle infiammazioni della vescica (cistiti), eccesso di urea, atonia della vescica e incontinenza urinaria. Il succo in estratto glicolico ha una funzione ipoglicemizzante (abbassa la glicemia).
MODO D'USO :
In decotto: 1 cucchiaio per tazza serve come colluttorio e per gargarismi nelle infiammazioni della bocca, afte e delle gengive.
1 cucchiaio per tazza per gli occhi irritati in caso di irritazione oculare e per gli arrossamenti delle palpebre dovuti a congiuntiviti o ad altri fattori irritativi esterni.
2 cucchiai per tazza per impacchi cutanei rassodanti ravvivano lo scambio intercellulare anche di pelli avvizzite e afflosciate.Per uso topico si fanno impacchi su eczemi e per pelli acneiche e seborroiche.
In estratto fluido: 20/30 gocce in acqua 3 volte nella giornata, lontano dai pasti.
Il vino di bacche si usa a bicchierini come antisettico intestinale.
Chiara
Sito web: http://giardinidichiara.weebly.com
E-mail: duana131@aol.com
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AGNI
In Ayurveda si dà molta importanza al buon funzionamento della digestione perché è un fattore basilare per il mantenimento della buona salute, ed è proprio questo il punto primo che il medico ayurvedico prende in considerazione prima di cominciare qualsiasi tipo di "terapia".
Un organismo per ben funzionare deve avere le funzioni fisiologiche in equilibrio, le comunicazioni fra i tessuti ed i vari distretti del corpo efficienti, e l’eliminazione dei materiali di scarto deve avvenire perfettamente per ottenere così equilibrio, scorrimento e pulizia all'interno del corpo.
Ogni alimento che mangiamo, per quanto buono e sano, rimane qualcosa di estraneo se non è adeguatamente digerito. La natura minerale, vegetale e animale del cibo deve essere trasformata nella nostra specifica natura, nel nostro corpo individuale, nei nostri fluidi e tessuti. Solo attraverso la “morte” e l’annientamento di queste nature estranee, il cibo diventa pienamente “noi”. Se questo non accade, il rischio è che l’innata intelligenza unificante di tutte le nostre cellule possa essere disorientata e messa in pericolo: l’alimento non adeguatamente digerito entra nel nostro corpo mantenendo la sua natura estranea, minerale, vegetale e animale, e crea scompiglio. Il continuo flusso di materiale non adeguatamente processato alimenta dapprima sintomi generali di malessere, ma poi nel tempo può causare vere e proprie patologie.
Si definisce AGNI il FUOCO DIGESTIVO, responsabile di tutti i processi di trasformazione del cibo in sostanze nutrienti (ahara rasa) e materiali di rifiuto (mala): corrisponde a tutte le attività metabolico-enzimatiche.
Dal suo buon funzionamento dipende l'equilibrio dei dosha (costituenti corporei), dei dhatu (tessuti), dei mala (escreti) e dei cinque elementi presenti nel corpo.
Secondo l'Ayurveda esistono tredici tipi di agni di cui il più importante è JATHARAGNI che
si trova nello stomaco e digerisce il cibo: è definito anche il fuoco dello stomaco.
Nella catena dei vari processi metabolici è il primo ad entrare in azione ed è considerato la base degli altri fuochi digestivi responsabili delle varie attività, anche ai livelli più sottili delle cellule e dei tessuti.
Agni ha le seguenti caratteristiche: leggero, penetrante, sottile, caldo e non liquido.
Esso non digerisce soltanto la materia, ma anche la non materia, ossia le immagini, i suoni, le sensazioni, le parole, ecc...anch'esse possono venire "digerite" o meno in base al buono o cattivo funzionamento del nostro agni mentale.
I quattro stati di Agni
Tutte le funzioni corporee sono influenzate dai dosha, quindi anche le funzioni digestive subiscono questa influenza.
Esistono quattro stati in cui agni si può trovare, tre di questi sono dovuti allo squilibrio dei dosha, mentre il quarto è lo stato di equilibrio.
VISAMAGNI è uno stato di instabilità dovuto all'influenza di vata in cui la digestione risulta variabile.
Sintomi: stitichezza, gonfiore addominale, dissenteria, dolori dovuti a coliche intestinali.
TIKSHAGNI è uno stato in cui agni diventa troppo veloce o troppo forte dovuto all'influenza di pitta. Jatharagni diventa iperattivo e può digerire grandi quantità di cibo in breve tempo, così la persona si sente sempre affamata.
Sintomi: bocca secca, sensazioni di bruciore e molta sete.
MANDAGNI è lo stato in cui agni diventa molto lento e la persona non è in grado di digerire nemmeno una piccola quantità di cibo. Questo è dovuto all'influenza di kapha.
Sintomi: nausea, vomito, pesantezza di stomaco, pigrizia, tosse, patina sulla lingua
e salivazione eccessiva.
SAMAGNI è lo stato in cui la funzione di agni è normale e salutare, ciò indica uno stato di equilibrio dei dosha nel corpo. La persona può digerire facilmente una dieta normale e da essa trae nutrimento e forza. In questo modo si mantiene una condizione generale di buona salute.
In sintesi:
DOSHA (costituenti corporei)-AGNI (fuoco digestivo)-DHATU (tessuti) SONO STRETTAMENTE COLLEGATI: L'EQUILIBRIO DELL'UNO PORTA L'EQULIBRIO NEGLI ALTRI; COSI' VALE PER LO SQUILIBRIO.
Per mantenere la loro salute è necessario conservare l'equilibrio attraverso una dieta adeguata, esercizio fisico sufficiente e un programma regolare di depurazione del corpo.
AMA
La principale conseguenza del cattivo funzionamento dei processi digestivi appena descritti (in sostanza di agni) è la formazione di quel che in Ayurveda viene chiamato ama che letteralmente significa "non digerito". In pratica è un accumulo di tossine che sotto forma di materia scura, appiccicosa e maleodorante, si deposita prima nel tratto gastrointestinale e poi viene assorbita insieme alle sostanze nutrienti penetrando in profondità nei tessuti e depositandosi laddove il corpo è più debole.
Ama può essere creato in due modi:
· A causa del fuoco digestivo debole:
Se il fuoco digestivo (jatharagni ) è debole, una parte del cibo non viene digerita, rimane
nel corpo, diventa tossica e va a disturbare ulteriormente la funzione di jatharagni.
· Mangiando in maniera impropria:
Per digerire bene il cibo bisogna mangiare secondo la forza del fuoco digestivo e secondo certe regole basilari. Anche se il fuoco digestivo è forte e malgrado le nostre migliori intenzioni, spesso ci si trova a mangiare troppo, a mangiare cibi di cattiva qualità e troppo pesanti, a mangiare troppo tardi, a fare un pasto prima che quello precedente sia digerito, oppure a mangiare di fretta. Il risultato sarà la formazione di ama.
Alcuni sintomi causati dalla presenza di ama nel corpo sono: pigrizia, sonnolenza, febbre leggera, dolori in varie parti del corpo, pesantezza di stomaco dopo i pasti, costipazione, gas intestinali, patina sulla lingua e comparsa di muco nelle feci, alito cattivo, perdite vaginali, dermatiti gementi, ristagno nel flusso di energia, rigidità del corpo, perdita del gusto, inappetenza, debolezza sessuale.
La presenza di questi sintomi rivela che il fuoco digestivo è debole o il modo di alimentarsi è sbagliato.
AMA facilita la proliferazione dei microbi e dei parassiti. Molte volte crediamo di aver preso quella o quell’altra infezione dall’esterno, ma non è così. I microbi sono già nel nostro corpo, ama li nutre e crea le condizioni per la loro proliferazione. Nei bambini questo è molto evidente. Abusi alimentari e catarro precedono spesso e volentieri le infezioni vere e proprie. I trattamenti antibiotici abbattono la carica microbica e danno momentaneo sollievo, ma, non agendo minimamente sulla presenza e la produzione di ama, non riescono a prevenire le successive ricadute. Anzi, sulle lunghe non fanno che aumentare e creare altro ama.
Così come per agni, anche la produzione di ama la possiamo ritrovare a livello mentale: il malfunzionamento di agni infatti a livello neurosensoriale (diegrisce male le impressioni che riceviamo dal mondo esterno) crea un AMA MENTALE che si manifesta con confusione nella testa e sensazione di non chiarezza. Quando non abbiamo “digerito” un’offesa, una delusione, un insuccesso, una perdita o un abbandono, o ancora quando mangiamo mentre siamo ansiosi, arrabbiati o agitati, allora è possibile che si produca un ama mentale che non solo può farci cadere nella depressione, nell’ansia, nel disinteresse o in altre simili turbe dell’umore, ma addirittura può farci ammalare nel nostro fisico.
Il malfunzionamento di agni e la conseguente produzione di AMA non solo sono alla base delle cosiddette “intolleranze”, ma alle lunga possono anche concorrere a causare il cancro, forma estrema di perdita dell’intelligenza unificante che tiene insieme tutte le cellule del corpo in un unico ed individuale (indivisibile) organismo.
Inoltre la rimozione di ama è spesso necessaria affinché le cure vere e proprie siano più efficaci. Non infrequenti sono i fallimenti di terapie a base di erbe o di farmaci omeopatici dovuti ad una mancata preliminare purificazione dell’organismo.
· Per far sì che ama non cada in squilibrio è necessario scegliere una dieta adatta alle proprie capacità digestive. Bisogna perciò stare attenti ai cibi che hanno una qualità pesante e sono difficili da digerire (cibi kapha).
Non sono da eliminare, ma solo da ridurre in modo da non indebolire o sovraccaricare il fuoco digestivo.
Ovviamente introdurre nella dieta frutta e verdura e un pò di digiuno se si riesce aiuta a manetnere integra la forza di agni.
Se risulta difficile capire tutto ciò da soli, è bene rivolgersi a un buon terapista che possa dare i consigli adeguati.
· Un altro modo per ridurre la presenza di ama nel corpo è l'abitudine di bere regolarmente acqua calda.
Si fa bollire per 15 minuti circa un litro d'acqua, lo si mette in un thermos e lo si beve in piccole quantità durante la giornata.
Facendo bollire l'acqua per almeno 15 minuti, oltre a far precipitare una parte dei sali minerali sciolti nell'acqua, si ha l'effetto di allentare le forze di attrazione delle molecole.
In questo modo l'acqua diventa più fluida e penetra più facilmente nei tessuti.
A lungo andare, l'acqua al suo passaggio non solo pulisce il tratto gastrointestinale, ma penetra nei tessuti sciogliendo l'ama che si è depositato più in profondità.
Oltre a consigliare una dieta per mantenere jatharagni in equilibrio, l'Ayurveda consiglia regimi e stili di vita adatti alla persona e alle stagioni: routine giornaliera, routine stagionale, regolari terapie di purificazione (Panchakarma), massaggi con olio, esercizio fisico sufficiente.Tutto questo concorre a mettere l'individuo in armonia con i ritmi e i cicli naturali e mantenere il fuoco digestivo forte ed equilibrato.
E' un metodo di cura naturale semplice ed efficace che ha origini antichissime, riscoperto nel secolo scorso da un monaco cristiano giapponese, Mikao Usui. Egli ha chiamato Reiki l'Energia Vitale Universale, quella forza che attraversa l'intero universo e che quindi si manifesta anche in ogni essere vivente.Purtroppo la maggior parte delle persone non è più in collegamento con questa inesauribile fonte perchè ha puntato troppo solo sullo sviluppo razionale isolandosi sempre di più dall'Unità e bloccandone così il flusso armonico .Questo atteggiamento mentale è il principale responsabile dell'insorgere di disturbi e malattie che non sono altro che la conseguenza della trasgressione dell'uomo alle leggi naturali.
"La malattia non è una crudeltà in sè,nè una punizione,ma solo ed esclusivamente un correttivo,uno strumento di cui la nostra anima si serve per indicarci i nostri errori,per evitarci errori più gravi;per impedire di evocare maggiori ombre e per ricondurci sulla via della verità e della luce,dalla quale non avremmo mai dovuto scostarci".
E' inutile cercare di eliminare il dolore soffocandolo con farmaci..se eliminassimo la lampadina della spia sul cruscotto che ci indica una mancanza d'olio non risolveremmo di certo il problema!! Importante è dunque riuscire a raggiungere la causa di eventuali squilibri!
Il reiki permette questo...Come? Attraverso i canali energetici, presenti in ciascuno di noi da sempre.
A causa del fatto che viviamo come degli automi, non sapendo più quello che siamo e che vogliamo,accecati e troppo coinvolti dalle dimensioni esistenziali puramente materiali, abbiamo dimenticato le nostre origini e lasciato che questi canali andassero via via chiudendosi.
Reiki dà la possibilità di riaprirli rendendoli ricettivi all'Energia Universale o divina,la quale, scorrendo all'interno della persona, scioglie quei blocchi emozionali e mentali che di norma non permettono la libera espressione dell'individuo.Questo consente di far uscire il proprio progetto di vita per realizzarlo e per sentirsi di conseguenza felici!
Le strade che si possono percorrere sono sostanzialmente due:
===Sottoporsi a 4 trattamenti eseguiti in 4 giorni consecutivi ===
(questo è importante x iniziare ad attivare l'energia nell'organismo) della durata di un'ora, un'ora e mezza circa, mantenendo poi,se la persona sentisse necessità,uno o due trattamenti a settimana,fino al raggiungimento del risultato desiderato.
Il terapeuta,attraverso la semplice applicazione delle mani su vari punti del corpo,mette in contatto l'energia personale dell'individuo trattato (KI)con l'energia universale(REI),al fine di ristabilire la condizione originaria di equilibrio e quindi di benessere sia sul piano fisico che su quello mentale,emotivo e spirituale.
Tutto questo avviene senza nessuno sforzo e senza bisogno di concentrazione,ma in modo del tutto naturale e soprattutto dolce, "trasformando" la persona in quello che veramente lei è! In nessun caso estrapola con violenza tutti i problemi fino ad allora nascosti o soffocati.Inoltre,trattandosi di energia intelligente,si dirige da sola verso i punti del corpo che più necessitano di riequilibrio.
===Oppure la strada che ho percorso io!! Iniziare un seminario di Reiki.===
Tradizionalmente il processo evolutivo spirituale del Reiki è diviso in tre livelli di apprendimento.E' necessario chiarire però che non c'è alcun bisogno od obbligo di passare per forza al livello successivo o di diventare Maestro!
Il primo livello è completo in se stesso e molte persone non sentono il desiderio di andare oltre.I livelli sono solo una semplificazione di un processo di crescita e sviluppo personale che non può essere definito in termini netti,e sono dei punti di partenza più che di arrivo!
Il nucleo del primo livello sono le 4 Attivazioni Energetiche, che vengono fatte da un maestro Reiki durante il corso della durata di 2 giorni.Da un'attivazione all'altra deve passare del tempo per evitare una carica energetica troppo forte.Oltre questo vengono insegnate durante il corso le posizioni delle mani nelle varie possibilità di trattamento.Tradizionalmente questo è il livello del contatto fisico del corpo.
Il secondo livello deve essere praticato dopo almeno 3 mesi dal primo,e si imparano tre simboli del Reiki.
Questo si chiama il livello mentale perchè è la mente (e non più il corpo) che,attraverso l'uso dei simboli, fa da ponte per l'energia universale e permette di fare trattamenti a distanza sulle persone o di influire su situazioni presenti,passate (traumi) e future.La persona che si avvicina al secondo livello dovrebbe aver raggiunto uno stato di serenità,dato che si incide notevolmente sulla parte psicologica e mentale del praticante.Anche in questo caso il tutto si svolge in un paio di giorni.
Il terzo livello serve per diventare Maestro di Reiki;è il livello spirituale.
La una formazione dura 1 anno e permette di poter insegnare ed iniziare gli altri al Reiki.Durante l'anno di apprendimento si effettuano incontri periodici di crescita individuale e si pratica esperienza diretta all'interno dei seminari al fianco di un Maestro.
Solo in questo momento si viene a conoscenza del 4^e ultimo simbolo del Reiki.
N.B: Tengo a precisare che non c'è differenza tra il sottoporsi a dei trattamenti o intraprendere il corso. Semplicemente, nel secondo caso, si approfondisce di più questo tema per chi ne fosse interessato, non fermandosi soltanto al sintomo del momento, ma iniziando un vero e proprio percorso interiore.
Inoltre, dopo aver frequentato, è possibile "dare" Reiki, su diversi livelli, a chi ne avesse bisogno oltre a poter fare l'autotrattamento su di sè.
Nel primo caso invece, si può solo "ricevere" Reiki da un terapeuta e dipendere da lui ogni qualvolta si volesse un trattamento.
Termino dicendo che ognuno di noi è qui per uno scopo ben preciso e con dei compiti da risolvere.Affrontare le vita con questa guida ci fa crescere in consapevolezza e amore;il risultato sarà una vitasplendida,interessante,entusiasmante,dove i problemi esistenziali diventano la sfida per farci crescere in saggezza e comprensione per il miracolo della vita.
CHIARA
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